Calcio, Sport e Virus

Calcio, Sport e Virus

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La nuova avanzata della variante Omicron del Virus ha riacceso i motori delle restrizioni un po' in tutto il mondo.  L'endemizzazione attraverso le vaccinazioni impongono però un cambio di approccio nei confronti della Pandemia. Rimane il nodo legato alla questione No Vax riguardante molti sportivi e alla questione morale che ne deriva. Le regole valgono per tutti, forse, o no?

 Quest'anno sotto l'albero abbiamo trovato tutti un regalo non molto gradito, anzi per niente...è sembrato piuttosto come quando da bambini trovavamo il carbone dentro la calza della befana, senza sapere il perchè tra stupore misto a scoramento...Proprio quando speravamo di poter ritornare a vivere il Natale come siamo abituati a concepirlo, grazie ad una situazione migliore, dopo circa due anni dall'inizio di questa maledetta Pandemia, al posto del pupazzo di neve, fuori dalla porta di casa, troviamo Omicron, la variante del virus proveniente dal Sudafrica.

Un po' in tutto il mondo dagli inizi di dicembre si è rianimata la morsa delle restrizioni per tutti i settori, non escluso quello dello sport. Sono ritornate le limitazioni sui posti a sedere negli stadi (capienza ridotta al 50%), i protocolli di prevenzione anticovid, le bolle negli sport di squadra. Nel calcio le squadre, decimate dai contagi, con bilanci disastrati da due anni di Pandemia, vivacchiano costantemente con il terrore di non ruscire a portare a termine i campionati che a tratti mostrano un andamento quasi falsato, con rinvii e recuperi non sempre agevoli per un calendario sempre più fitto di impegni. Da qualche giorno però il Governo italiano, a fronte di una situazione in netto miglioramento, sembra deciso ad operare un graduale allentamento delle restrizioni un po' in tutti i settori. Purtroppo però dal primo Consiglio dei Ministri successivo alla rielezione del Presidente Mattarella non risulta alcuna menzione sulla capienza degli stadi (attualmente al 50%) e sul mondo dello sport in generale. 

Una cosa è certa: dovrà cambiare il paradigma con il quale si considera la Pandemia che, oggi, appare aver intrapreso un tracciato calante dal punto di vista della sua pericolosità. L'endemizzazione da contagio e da vaccinazioni massicce è un fatto che, nel 2022, non può più andare a braccetto con le restrizioni della prima ora che abbiamo conosciuto agli inizi del 2020. E poco alla volta anche i Governi se ne dovranno fare una ragione, al di là di ben riposti intenti precauzionali.

Ma..c'è un "ma", non tanto grande ma di sicuro non trascurabile. Come sempre accade nei Paesi agiati e con migliori condizioni di vita, in occasione di cruciali passaggi storici, viene fuori il tipico spirito democratico occidentale, di cui, almeno per questa volta, avremmo volentieri fatto a meno. E così, una sparuta minoranza, quasi automaticamente, insorge, non si da pace, dissente con feroce acrimonia dal pensiero comune, per una volta ben indirizzato, del vaccinismo di massa. Ovviamente tra le fila di questa minoranza non potevano mancare, a maggior ragione, moltissimi personaggi sportivi da tutto il mondo, i quali non si sono certo lasciati sfuggire l'occasione di mettersi in mostra come eroici paldini giacobini della libertà e dell'uguaglianza. Quasi come se fosse necessario il loro contributo a questa causa persa.

A questo punto però è doveroso fare una distinzione tra l'esigenza di allentare le restrizioni anticovid e i presupposti perchè ciò sia possibile. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca....Non si può pretendere di abolire le restrizioni continuando al contempo a non aderire ad un fenomeno di comunità, "vecchio come la modernizzazione" delle civiltà industrializzate, quale la vaccinazione. Se da un lato i governi dovranno rapidamente adeguare l'azione politica alle mutevoli e sempre meno letali caratteristiche del virus, dal'altro i presupposti per tornare alla vita di prima sono la vaccinazione di massa e il rispetto delle regole. Non tutto ciò che ci piace fare è etichettabile con la parola libertà, sarebbe troppo semplice e fin troppo immorale. La libertà ha un costo rappresentato dal dovere e dal rispetto, non è sempre gratis, anzi, quasi mai, i vaccini però si....

La vicenda Djokovic, al di là delle supposizioni sulla sua probabile vaccinazione dopo Melbourne, era cominciata malissimo per via di una stucchevole e pietosa sequenza di decisioni e ricorsi sulla sua partecipazione al torneo, per fortuna conclusasi con la decisione più giusta, a parer mio, al netto delle ambizioni personali dello sportivo (puntava alla vittoria del 21° titolo del Grande Slam) e di tutte le polemiche a corredo che non è il caso di menzionare. Sempre secondo me, una sua ammissione al torneo, oltre che costituire di fatto un autentico calcio in faccia alla campagna vaccinale su scala mondiale, avrebbe rappresentato una grave compromissione di quel summenzionato concetto di libertà, nonchè un periocolosissimo precedente dal quale non si sarebbe potuto più tornare indietro, non solo in relazione alla contingente situazione pandemica. Sarebbe stato come stabilire palesemente l'esistenza di due distinte categorie di uomini di fronte alla stessa legge. Una categoria di uomini comuni che devono e basta per ottenere in cambio la corrispettiva libertà, da un lato, e una sparuta e privilegiata categoria di uomini che non devono niente per ottenere una libertà illimitata, già riconosciuta a priori per il solo fatto di essere dei personaggi popolari e amatissimi, dall'altro. Ma l'Australia non ha deluso le attese, la libertà è salva.

Le supposizioni sulla probabile vaccinazione del tennista, se confermate, non faranno altro avvalorare la presa di posizione del Governo Australiano, assurgendo quasi a monito di giustizia, un esempio sicuramente da emulare.

Ultimo aggiornamento: il 05/02/2022 alle 17:38.